Consulta dei Servizi: il mancato intervento del Governo mette a rischio qualità dei servizi essenziali

Il ritiro degli emendamenti al Decreto Infrastrutture che puntavano a introdurre la revisione ordinaria obbligatoria dei prezzi e regole più uniformi negli appalti di servizi e forniture è una scelta che condanna al fallimento decine di aziende, con il conseguente rischio di perdita di migliaia di posti di lavoro, e minaccia la tenuta di settori cruciali per il funzionamento quotidiano del Paese.

È la denuncia della Consulta dei Servizi – che riunisce 19 associazioni nazionali e 4 filiere – a seguito del ritiro, senza motivazioni, durante l’iter di conversione del decreto-legge n. 73/2025 presso le Commissioni Ambiente e Trasporti della Camera, di emendamenti ritenuti essenziali per garantire equità e continuità negli appalti pubblici.

Il settore dei servizi fatica a sostenere contratti pubblici che non riconoscono l’impatto reale dell’inflazione e dell’aumento dei costi. La soglia del 5% per l’attivazione della revisione prezzi, abbassata correttamente al 3% per i lavori pubblici, è stata dimostrata come inefficace. Inoltre, l’assenza di norme certe sulla revisione prezzi, per contratti pluriennali della durata di almeno 5 anni, in un comparto ad alta intensità di manodopera dove il costo del lavoro pesa in modo decisivo, ha un effetto diretto sulle politiche salariali. Senza una revisione dei contratti in essere con la PA, che tenga conto degli aumenti previsti dai rinnovi dei CCNL, si rischiano ricadute sul fronte occupazionale: o le imprese non saranno in grado di onorare gli appalti vinti e partecipare ai nuovi, o saranno costrette a ridurre drasticamente i costi, con effetti sulla qualità dei servizi e sulla dignità del lavoro.

Parlamento e Governo devono porre la giusta attenzione alle conseguenze che deriveranno dal vigente quadro normativo, che mette a rischio la tenuta economica e sociale di servizi pubblici essenziali – dalla ristorazione scolastica e ospedaliera alla vigilanza, dai servizi ambientali al welfare – dai quali dipende, per lo svolgimento di attività quotidiane di milioni di cittadini, la funzionalità stessa del Paese. Si tratta di un settore che significa oggi 70 miliardi di euro, impiega un milione di persone ed è parte integrante della coesione sociale e del benessere dei cittadini.

Ravvisiamo segnali allarmanti: si continua a chiedere ai servizi essenziali uno sforzo non più sostenibile, anche a costo di comprometterne la tenuta. Le ricadute sarebbero gravissime: riduzione della qualità dei servizi, perdita di posti di lavoro e chiusura di imprese qualificate.

Intendiamo proseguire con determinazione le nostre azioni di confronto attraverso l’interlocuzione istituzionale e pubblica. Ci rivolgiamo a Governo e Parlamento per richiamare l’attenzione sull’evidenza che, ogni giorno che passa senza una norma strutturale per la revisione dei prezzi, si consuma un danno economico e sociale.

L’intera rappresentanza del comparto proseguirà nel portare in tutte le sedi istituzionali i rischi concreti che corre il sistema-sicurezza del Paese.

La Consulta auspica che il confronto con il Governo – a partire dall’intergruppo parlamentare dedicato al settore e l’istituzione di un tavolo interministeriale presso il MIT – consenta di provvedere a correttivi non più rinviabili e costruire un quadro strutturale equo e sostenibile, capace di riconoscere il valore strategico dei servizi pubblici.

DL Infrastrutture – Consulta dei Servizi: «Dal voto sugli emendamenti dipendono imprese e occupazione»

La Consulta dei Servizi, che rappresenta 19 associazioni nazionali e 4 filiere, accoglie con interesse gli emendamenti al Decreto Infrastrutture (A.C. 2416), in particolare quelli che intervengono su due aspetti cruciali per il futuro della ristorazione collettiva e dei servizi pubblici: la revisione ordinaria obbligatoria dei prezzi e una maggiore uniformità nelle regole degli appalti di servizi e forniture.

La richiesta è chiara: serve un meccanismo stabile e strutturale per la revisione dei prezzi, a tutela delle imprese, dei lavoratori e dei cittadini. Le soglie attuali del 5% si sono dimostrate insufficienti, soprattutto nei contratti pluriennali di settori ad alta intensità di manodopera e funzione pubblica, come la ristorazione collettiva.

Massimo Piacenti, Presidente di ANIR Confindustria, dichiara:
«Tutti dicono di preoccuparsi del futuro dei servizi pubblici essenziali, ma il tempo delle parole è finito. Ora è l’occasione per farlo seriamente. Gli emendamenti al DL Infrastrutture sono l’unica risposta concreta che Governo e Parlamento possono dare al nostro settore. Se non arrivano subito regole certe e giuste, la ristorazione collettiva e tutto il comparto dovranno affrontare una crisi strutturale: a rischio la qualità dei servizi, la tenuta occupazionale e la sostenibilità delle imprese».

Emilio Roussier Fusco, Vicepresidente ANIR Confindustria, aggiunge:
«Serve un meccanismo obbligatorio e strutturale di revisione ordinaria dei prezzi nei contratti di servizi. Non si può continuare ad affrontare rincari e instabilità senza strumenti adeguati. È una misura di responsabilità, che tutela le imprese, i lavoratori e la qualità dei servizi erogati ogni giorno a milioni di cittadini».

Nel corso dell’evento “Con i Servizi Cresce l’Italia”, la Consulta ha presentato uno studio economico che evidenzia l’inefficacia della soglia del 5% e la necessità di ridurla al 3%, attivando la revisione automatica dei prezzi senza impatti significativi sulla spesa pubblica: oltre il 71% delle risorse stanziate resterebbe disponibile per le stazioni appaltanti.

La sostenibilità del settore è oggi seriamente compromessa: se gli emendamenti non verranno approvati, migliaia di imprese rischiano di non sopravvivere e centinaia di migliaia di posti di lavoro saranno a rischio. È inaccettabile che, mentre nel settore dei lavori pubblici la soglia per attivare la revisione prezzi sia stata giustamente abbassata al 3%, nei servizi sia ancora ferma al 5%. E che la revisione ordinaria sia solo facoltativa. Le imprese sono costrette ad assorbire da sole gli effetti di inflazione e rincari. È ora di superare questa evidente disparità, che penalizza imprese e lavoratori e danneggia l’intera collettività.

«La sostenibilità dei servizi si garantisce con regole giuste e stabili», sottolinea la Consulta. «La revisione ordinaria obbligatoria è una misura di responsabilità che tutela i servizi essenziali, l’occupazione e la qualità per milioni di cittadini. Chiediamo un intervento rapido sul Codice dei Contratti, come già previsto per i lavori, senza aggravi per la spesa pubblica. Senza un intervento urgente, lo abbiamo ribadito in più circostanze, tutto il nostro settore è a forte rischio. Prima di tutto per la diminuzione della qualità dei servizi che vengono erogati».

Il comparto dei servizi pubblici, che comprende ristorazione collettiva, vigilanza, servizi ambientali e facility management, di welfare e sociosanitari conta oltre 23.000 imprese, un milione di addetti e un fatturato di 70 miliardi di euro, rappresentando una vera infrastruttura invisibile ma indispensabile per il Paese.

La Consulta continuerà il confronto con Parlamento e Governo per costruire un quadro normativo moderno, equo e sostenibile, in grado di valorizzare i servizi pubblici come motore di crescita, occupazione e coesione sociale. La recente nascita di un intergruppo parlamentare dedicato al settore, sostenuto da esponenti di maggioranza e opposizione, testimonia l’urgenza e la trasversalità del tema.

Appalti e servizi, primi risultati per la Consulta: il dialogo con Parlamento, Governo e Istituzioni fa passi in avanti

Regole più eque, continuità nei contratti, sostenibilità per imprese e lavoratori: è questo il messaggio che la Consulta dei Servizi ha portato ieri a Palazzo Wedekind durante l’evento pubblico “Con i Servizi Cresce l’Italia”. Un confronto ad alta intensità tra rappresentanze imprenditoriali e istituzioni, con un tema al centro: l’urgenza di intervenire sul sistema di revisione dei prezzi nei contratti pubblici per i servizi.

La proposta della Consulta – che rappresenta oltre 23.000 imprese, quasi un milione di addetti e un fatturato di oltre 70 miliardi di euro – è chiara: rendere la revisione prezzi più accessibile ed efficace, senza aggravare la spesa pubblica, valorizzando strumenti già previsti dal Codice dei Contratti.

Presentato lo studio economico che mostra come gli attuali indici previsti di fatto sono inefficaci nell’attuazione della revisione dei prezzi per questi contratti pluriennali, e che basterebbe impiegare le somme accantonate nei contratti per rendere continuativa la revisione dei prezzi e garantire l’equilibrio contrattuale. Nel dettaglio, dai dati esposti emerge con chiarezza che la richiesta di abbassare la soglia dal 5% al 3%, non penalizzerebbe le stazioni appaltanti, mantenendo oltre l’84% delle risorse economiche inizialmente stanziate per la gara e per la revisione ordinaria nella misura del 73%.

Forte la risposta delle istituzioni. La deputata Erica Mazzetti ha annunciato la nascita di un intergruppo parlamentare dedicato ai servizi, sostenuta da colleghi di maggioranza e opposizione come i deputati Raffaele Nevi, Andrea Casu, Massimo Milani e la senatrice Vita Maria Nocco. Un fronte trasversale che riconosce l’urgenza del tema e apre al dialogo con le parti sociali.

Dal lato tecnico e amministrativo, sono intervenuti Elena Griglio, capo dell’Ufficio Legislativo del MIT, e il Consigliere di Stato Dario Simeoli, che hanno evidenziato la necessità di rendere la revisione prezzi uno strumento davvero operativo, capace di rispondere alle dinamiche di un settore ad alta intensità di lavoro e funzione pubblica, anche attraverso ulteriori specifiche che sono pronti a delineare.

ANIR, tra i promotori della consulta, è intervenuto durante l’evento pubblico con il Presidente, Massimo Piacenti, e il Vicepresidente, con delega all’area mercato, Emilio Roussier Fusco.

Massimo Piacenti, Presidente di ANIR, ha sottolineato l’importanza di un dialogo istituzionale strutturato: «La disponibilità emersa oggi da parte di Governo e Parlamento segna un passo decisivo. I servizi pubblici rappresentano una vera e propria infrastruttura sociale: vanno tutelati con regole certe e stabili. La nascita dell’intergruppo parlamentare e l’apertura del Ministero rappresentano segnali concreti che il mondo dei servizi è finalmente ascoltato».

Emilio Roussier Fusco, Vicepresidente di ANIR, ha invece evidenziato gli aspetti tecnici della proposta: «La nostra richiesta non è una rivendicazione, ma un intervento di buon senso. Rendere operativa e obbligatoria la revisione ordinaria significa garantire continuità, legalità e coerenza con quanto già previsto nel Codice dei Contratti. Il riconoscimento da parte della dottoressa Griglio, dell’Ufficio legislativo del MIT, rafforza la fondatezza della nostra posizione».

«La sostenibilità non si garantisce solo con i numeri, ma con regole giuste e stabili», ha affermato la Consulta. «Senza un riequilibrio del sistema, il rischio è la perdita di servizi fondamentali per milioni di cittadini».

La Consulta dei Servizi proseguirà il suo percorso, a partire dalla richiesta di approvazione degli emendamenti presentati in sede di conversione del DL infrastrutture che modificano il Codice degli Appalti in tema di revisione prezzi.  «Avanzeremo le nostre istanze – conclude la Consulta – sino a che non sarà possibile alle nostre aziende di operare in un mercato normale, senza che la Pubblica Amministrazione sia tra le principali cause dell’insostenibilità economica dei servizi che eroghiamo, con conseguente danno per l’occupazione e per la qualità dei servizi resi».

«Grazie al rapporto ANAC finalmente il comparto delle mense scolastiche potrà avere prezzi di riferimento congrui»

Il report pubblicato da ANAC sul servizio di ristorazione scolastica rappresenta un passaggio importante per l’intero comparto. ANIR, che ha preso parte al percorso di analisi attraverso momenti istituzionali e occasioni tecniche di confronto, riconosce in questo lavoro un contributo prezioso alla comprensione di un sistema complesso, strategico e ancora troppo poco conosciuto.

La ristorazione scolastica, come più volte sottolineato da ANIR, non può essere valutata solo sulla base di logiche economiche o semplificazioni procedurali. È uno dei luoghi in cui si esprime con maggiore evidenza il concetto di cibo pubblico: un modello di servizio che tiene insieme diritto alla nutrizione, qualità, sostenibilità e responsabilità sociale. Il documento di ANAC offre una base utile per avviare un confronto più ampio e costruttivo, che coinvolga istituzioni, imprese, comunità locali e utenti finali.

Tra i punti più rilevanti, ANIR segnala con particolare interesse l’annuncio, contenuto nel report, della prossima pubblicazione di un prezzo di riferimento per la ristorazione scolastica, sul modello di quanto già realizzato per la ristorazione ospedaliera. Si tratta di un passaggio atteso e necessario, che va nella direzione auspicata dall’associazione: quella di un sistema più trasparente, sostenibile e capace di valorizzare le aziende che operano nel rispetto delle regole e della qualità del servizio.

«La fotografia che emerge dal report – afferma Massimo Piacenti, presidente di ANIR – chiede a tutti uno sforzo in più: alle imprese, che devono continuare a investire in qualità e innovazione; alle amministrazioni, che devono adottare criteri coerenti e premianti; alle autorità pubbliche, che hanno il compito di vigilare e accompagnare questo processo. La ristorazione collettiva, in particolare quella scolastica, è uno dei luoghi in cui prende forma il concetto di cibo pubblico: un bene comune da tutelare, non una voce da comprimere».

Per Paolo Valente, segretario generale di ANIR, «è il momento di superare approcci ideologici e semplificazioni che non aiutano nessuno. Il comparto ha bisogno di regole chiare, di una visione industriale matura, e di strumenti che sappiano valorizzare le aziende che operano nel rispetto delle normative, con standard elevati e attenzione costante alle persone. Il cibo pubblico è il paradigma che può guidare questo cambiamento: un patto tra pubblico e privato, tra istituzioni e comunità, fondato su trasparenza, qualità e sostenibilità».

ANIR rinnova il proprio impegno a contribuire, con spirito costruttivo, al miglioramento del sistema. Lo fa nella consapevolezza che il pasto scolastico non è solo una questione tecnica o contrattuale, ma una responsabilità condivisa che riguarda l’intera società.

Nell’audizione alla Camera per il DL Infrastrutture: «Garantire l’equilibrio dei contratti nei servizi pubblici essenziali»

Si è tenuta presso la VIII Commissione (Ambiente, Territorio e Lavori pubblici) della Camera dei deputati, l’audizione di ANIR – Associazione Nazionale delle Imprese della Ristorazione – nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 73/2025, detto DL Infrastrutture. Al centro del confronto, le misure urgenti in materia di infrastrutture strategiche e contratti pubblici, con particolare attenzione agli impatti del nuovo Codice degli Appalti, la cui applicazione incide direttamente anche sul comparto dei servizi. ANIR è intervenuta per rappresentare le esigenze di un settore – quello della ristorazione collettiva – che opera con contratti pluriennali ad alta intensità di manodopera e che richiede strumenti certi, come la revisione prezzi obbligatoria, per garantire sostenibilità e continuità nei servizi pubblici essenziali.

A intervenire per ANIR è stato il Presidente Massimo Piacenti, affiancato dal Segretario Generale Paolo Valente. Il focus dell’intervento ha riguardato in particolare la necessità di rendere obbligatoria la revisione ordinaria dei prezzi nei contratti di servizi a lunga durata, come quelli della ristorazione collettiva.

«I contratti dei servizi, come quelli della ristorazione collettiva, sono per loro natura pluriennali e continuativi. Oggi si fa un’offerta, ma l’esecuzione può durare anche dieci anni. È evidente che un pezzo definito oggi non può reggere l’urto dell’aumento dei costi, del lavoro o delle materie prime alimentari. Serve uno strumento certo per il riequilibrio» ha affermato Piacenti.

L’art. 60 del Codice dei Contratti Pubblici – ha evidenziato ANIR – distingue tra revisione straordinaria e ordinaria. Ma il comma 2, che introduce la revisione ordinaria, la configura ancora come una facoltà e non come un obbligo, generando incertezza applicativa e potenziali contenziosi.

«L’attuale formazione rappresenta un passo avanti sotto il profilo storico, ma da un punto di vista giuridico lascia margini di ambiguità. Chiediamo che in sede di conversione del decreto-legge venga inserita l’obbligatorietà della revisione dei prezzi per tutti i servizi e le forniture a lungo termine». Ha aggiunto.

La ristorazione collettiva – ha ricordato ANIR – impiega oltre 100 mila persone, di cui l’80% donne, distribuite in oltre 1000 imprese, e produce ogni anno circa un miliardo di pasti destinati a scuole, strutture sanitarie, forze dell’ordine e grandi comunità. È un settore che, per impatto sociale, economico e sanitario, costituisce un presidio di benessere quotidiano per milioni di cittadini.

«Il nostro è un comparto strategico, che valorizza il Made in Italy, l’alimentazione sana, la formazione delle maestranze, il cibo biologico e a chilometro zero. Non possiamo pensare di reggere questa qualità senza un quadro contrattuale stabile ed equo» ha sottolineato Piacenti.

Durante l’audizione è stato inoltre ricordato il ruolo della Consulta dei Servizi, recentemente costituita da 19 sigle rappresentative di oltre 70 miliardi di fatturato o più di un milione di lavoratori. Il prossimo 19 giugno, la Consulta presenterà un documento unitario con proposte normative e dati del settore, nel corso di un convegno pubblico a Piazza Colonna.

Codice appalti, senza intervento immediato servizi essenziali a rischio

Le imprese del Manifesto dei Servizi chiedono al Governo equità negli appalti e apprezzano la nascita alla Camera dell’Intergruppo parlamentare per i servizi.

«Non c’è più tempo: i servizi essenziali sono al limite della sostenibilità. Senza una modifica urgente al Codice Appalti, l’Italia rischia il blocco di funzioni vitali per scuole, ospedali, uffici pubblici, strutture sanitarie e assistenziali. La disparità tra lavori pubblici e servizi non è solo ingiusta, è pericolosa. Se non si interviene subito, la macchina dei servizi si fermerà. E con essa, una parte essenziale del Paese».

È questo il grido di allarme lanciato oggi in Conferenza stampa alla Camera dei deputati dalla neonata Consulta dei Servizi, che riunisce 19 associazioni nazionali di imprese e le principali realtà del facility management, promotrici del Manifesto dei Servizi. Un fronte compatto e trasversale, che per la prima volta si presenta con una sola voce per rappresentare un comparto strategico per il Paese.

Con un impatto su circa 1 milione di lavoratrici e lavoratori e circa 45mila imprese che generano un valore economico di oltre 70 miliardi di euro, le realtà del settore assicurano quotidianamente attività come la pulizia e l’igienizzazione di ambienti pubblici e di lavoro, la sanificazione degli ospedali, i servizi di welfare e socio-sanitari, la gestione delle mense scolastiche e ospedaliere, la raccolta e il trattamento dei rifiuti, i servizi di vigilanza privata e la fornitura e sterilizzazione di dispositivi medici e strumentario chirurgico.

«Il recente correttivo al Codice dei Contratti ha introdotto una disciplina fortemente penalizzante per i servizi, soprattutto in tema di revisione prezzi – ribadiscono le associazioni -. Per questo chiediamo al Parlamento un intervento urgente per armonizzare le soglie di accesso alla revisione tra lavori e servizi e per rendere obbligatorio l’inserimento di clausole ordinarie di revisione nei contratti continuativi e periodici. La mancata possibilità di riequilibrare i contratti in corso di esecuzione rischia di compromettere gravemente la continuità e la qualità dei servizi, con ricadute dirette sulla collettività».

Durante la conferenza stampa – promossa dall’On. Erica Mazzetti (Forza Italia), con la partecipazione anche dell’On. Chiara Braga, capogruppo PD alla Camera e dell’On. Massimo Milani (Fratelli d’Italia) – è stata annunciata la nascita dell’Intergruppo parlamentare per gli appalti pubblici nei servizi, aprendo finalmente un canale stabile di confronto tra le Istituzioni e il settore.

«È un primo segnale concreto che il Parlamento e il Governo hanno colto l’urgenza di affrontare in modo strutturale le criticità che penalizzano le imprese dei servizi.» –  annunciano con soddisfazione le associazioni firmatarie del Manifesto dei Servizi – «L’intergruppo parlamentare potrà essere lo strumento per portare finalmente all’attenzione del legislatore le specificità dei servizi e per costruire un Codice davvero inclusivo e funzionale”, proseguono le associazioni. “Vogliamo che diventi un contenitore di confronto permanente, aperto e operativo, per dare voce alle nostre imprese».

Il Manifesto dei Servizi è stato consegnato ai rappresentanti istituzionali come base di lavoro per le prossime tappe. Le associazioni hanno annunciato che il percorso proseguirà il prossimo 19 giugno a Roma, con una nuova iniziativa pubblica per approfondire nel dettaglio gli impatti del Codice Appalti sul settore e presentare proposte operative per un secondo intervento normativo mirato.

IN CALCE AL COMUNICATO STAMPA, RIPORTIAMO LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DI ANIR, MASSIMO PIACENTI:

«Accogliamo positivamente l’iniziativa della creazione dell’intergruppo parlamentare per i servizi: è un passo fondamentale per costruire un Codice degli Appalti realmente aderente alla realtà dei servizi continuativi e pluriennali, come la ristorazione collettiva. Bene anche la distinzione tra lavori e servizi, finalmente esplicitata nel nuovo impianto normativo. Tuttavia, siamo costretti a rilevare che, a oggi, l’unica vera innovazione per il nostro settore – l’introduzione della revisione ordinaria – non ha ancora prodotto effetti reali sulle dinamiche del mercato pubblico».

«È urgente intervenire con una definizione più chiara dell’istituto della revisione ordinaria, – prosegue Piacenti – limitando il margine di discrezionalità delle stazioni appaltanti. Serve una cornice più vincolante e uniforme, capace di garantire equità, continuità ed efficienza del servizio. Perché senza regole certe, non è solo a rischio la sostenibilità delle imprese, ma la qualità stessa dei servizi erogati alla collettività».

ANIR CONFINDUSTRIA CELEBRA L’INTERNATIONAL SCHOOL MEALS DAY: «ADESSO UN PASSO AVANTI
PER IL CIBO PUBBLICO NELLE MENSE SCOLASTICHE ITALIANE»

ANIR Confindustria celebra l’International School Meals Day, un’iniziativa globale che promuove il valore della refezione scolastica per la salute, il benessere e l’apprendimento degli studenti di tutto il mondo. In questa occasione, l’Associazione Nazionale delle Imprese della Ristorazione Collettiva intende fissare questa giornata, anche in Italia, come appuntamento annuale dedicato alla valorizzazione del servizio di refezione scolastica come elemento cardine del sistema educativo e della tutela alimentare delle giovani generazioni.

«La ristorazione scolastica è un pilastro del concetto di cibo pubblico, inteso come un diritto e un bene comune che incide sulla qualità della vita, sulla salute e sulla sostenibilità ambientale. Per questo motivo, ANIR si impegna a promuovere una visione innovativa della refezione scolastica, in linea con i principi dell’International Schools Meals Day e della School Meals Coalition», ha dichiarato Paolo Valente, Segretario generale di ANIR Confindustria.

Un protocollo per il futuro della refezione scolastica

La celebrazione dell’International School Meals Day è anche l’occasione per fare il punto sul protocollo d’intesa che ANIR sta definendo con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, guidato dal Ministro Valditara. L’obiettivo dell’accordo è migliorare la qualità della refezione scolastica in Italia attraverso:

  • L’adozione di standard nutrizionali avanzati, in linea con le migliori pratiche internazionali per una dieta sana ed equilibrata.
  • Un maggiore sostegno ai prodotti locali e sostenibili, rafforzando il legame tra mense solastiche e filiera agroalimentare nazionale.
  • La digitalizzazione dei servizi, per rendere più efficiente la gestione delle mense e garantire trasparenza nella filiera di approvvigionamento.
  • La formazione del personale, affinché cuochi e operatori possano offrire un servizio sempre più qualificato.

«La collaborazione tra pubblico e privato è essenziale per garantire un servizio di refezione che non sia solo un pasto quotidiano, ma un’opportunità educativa per le nuove generazioni,» ha aggiunto Massimo Piacenti, Presidente di ANIR Confindustria.

Il cibo pubblico come investimento per il Paese

Ogni giorno in Italia milioni di studenti usufruiscono della refezione scolastica, un settore che rappresenta un investimento strategico per la salute pubblica e per lo sviluppo economico del Paese. Secondo i dati della School Meals Coalition, a livello globale circa 418 milioni di bambini ricevono pasti scolastici ogni giorno, con un impatto significativo sulla crescita, sull’educazione alimentare e sul rendimento scolastico.

ANIR Confindustria sottolinea l’importanza di considerare il cibo pubblico come un diritto e non come un mero costo per le amministrazioni. «Investire nella refezione scolastica significa investire nella salute, nella formazione e nell’equità sociale. La Giornata internazionale della refezione scolastica è il momento ideale per riflettere su come rendere il sistema sempre più efficace e inclusivo,» ha concluso Valente.

Un impegno per il 2030

L’iniziativa di ANIR si inserisce nell’ambito degli obiettivi della School Meals Coalition, che punta a garantire un pasto sano e nutriente a ogni bambino entro il 2030. ANIR invita istituzioni, imprese e cittadini a sostenere questo percorso, affinché la refezione scolastica diventi un modello di eccellenza per la qualità e la sostenibilità.

Progetto Food Trails a Bruxelles: una eredità duratura per la trasformazione dei sistemi alimentari urbani

Progetto Food Trails a Bruxelles: una eredità duratura per la trasformazione dei sistemi alimentari urbani Bruxelles – Si è concluso a Bruxelles il progetto Food Trails, finanziato dal programma Europeo Horizon 2020 e con capofila il Comune di Milano, con una conferenza che ha riunito oltre 200 partecipanti, tra decisori politici, rappresentanti delle città, ricercatori e organizzazioni della società civile. Durante l’evento sono stati presentati i risultati raggiunti, dimostrando l’impatto significativo delle azioni promosse dal progetto Food Trails sulla trasformazione in chiave sostenibile dei sistemi alimentari urbani. Il Comune di Milano, attraverso il progetto Food Trails ha coordinato un network di 11 città europee (Bergamo, Tirana, Salonicco, Funchal-Madeira, Groningen, Copenaghen, Varsavia, Birmingham e le aree metropolitane di Bordeaux e Grenoble Alpes), 3 università (Cardiff University, Roskilde University e Wageningen University and Research) e 5 importanti organizzazioni internazionali: Eurocities, una rete di 200 grandi città europee che rappresentano circa 150 milioni di persone in 38 paesi; Slow Food, un movimento globale che promuove la biodiversità, l’agroecologia, l’educazione al gusto e si occupa di advocacy per favorire il dialogo tra la società civile e le istituzioni; la EAT Foundation, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che si occupa di promuovere sistemi alimentari sani e sostenibili per migliorare sia la salute umana che quella del pianeta; le organizzazioni italiane Fondazione Politecnico Milano e Cariplo Factory. “Siamo orgogliosi del nostro lavoro in Food Trails e dell’impegno proficuo come capofila. È stato un viaggio straordinario, sia per i risultati raggiunti, che per il percorso tracciato a beneficio anche di altre città europee che vorranno lavorare su questi temi – ha sottolineato la Vicesindaco Anna Scavuzzo -. Il nostro Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso impegno non si ferma qui: il lavoro collettivo realizzato nell’ambito di Food Trails rafforzerà il network del Milan Urban Food Policy Pact contribuendo a migliorare la qualità delle politiche alimentari e dei processi per svilupparle. Siamo certi che i progressi del consorzio di Food Trails ispireranno nuove future iniziative”. A Milano, il progetto ha permesso di avviare una nuova azione di innovazione e ricerca sugli ambienti delle mense scolastiche. Tra il 2023 e il 2024, in collaborazione con Milano Ristorazione, partner chiave in questo progetto per la città, sono stati riqualificati 5 refettori scolastici, migliorando l’esperienza del pasto e riducendo lo spreco di cibo del 6%, con un impatto su oltre 2.000 bambini, il 95% dei quali si è dichiarato soddisfatto. Questa azione rafforza i già importanti risultati ottenuti sul fronte della circolarità del sistema delle mense scolastiche, dal punto di vista degli acquisti pubblici, della riduzione della plastica e dell’aumento delle azioni di educazione alimentare per tutti i target. Nel 2023, le attività di raccolta delle eccedenze alimentari hanno permesso di raccogliere e redistribuire 20 tonnellate di pane e 42 tonnellate di frutta dalle mense scolastiche, grazie alla collaborazione con associazioni dedicate come Siticibo. Inoltre, dal 2024 è stata rafforzata l’analisi dei dati sulla ridistribuzione delle eccedenze per migliorare la pianificazione e ampliare la copertura territoriale, raggiungendo aree prima non servite. Tra il 2022 e il 2024, per sensibilizzare le famiglie su temi come la prevenzione dello spreco alimentare, la produzione locale e una dieta sana e sostenibile, il Comune di Milano e Milano Ristorazione hanno distribuito oltre 231.000 libretti educativi nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, all’interno di una campagna a lungo termine dedicata al tema della riduzione dello spreco alimentare. “La partecipazione di Milano in azioni così ambiziose e di lungo termine sono la dimostrazione che lavorare strategicamente su temi chiave come l’educazione alimentare e la lotta agli sprechi può generare impatti a medio e lungo termine per la città partendo dai più piccoli, ma generando effetto moltiplicatore anche negli adulti – ha sottolineato la Vicesindaco Scavuzzo -. Il progetto ha inoltre rafforzato la capacità di Milano di essere leader e motore di cambiamento tra le città europee aderenti al Milan Urban Food Policy Pact, promuovendo politiche alimentari urbane trasformative, con benefici per l’ambiente, la salute pubblica e le economie locali”. Più in generale, Food Trails ha lasciato un’eredità importante con 31 azioni pilota in linea con il quadro politico europeo ‘Food 2030’ (Clima, Circolarità, Comunità, Nutrizione) e con le categorie del Milan Urban Food Policy Pact – MUFPP (Governance, Nutrizione e diete sostenibili, equità sociale ed economica, produzione del cibo, approvvigionamento e distribuzione alimentare e spreco alimentare) Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso implementate nelle 11 città del progetto; 8 nuove politiche alimentari lanciate in città che inizialmente non ne avevano, creazione di 8 strumenti a supporto dello sviluppo di food policy in ogni fase del loro processo a disposizione di tutti. Nell’ambito del progetto, sono state 26 le città europee che hanno partecipato al programma di replica di Food Trails seminando nuove opportunità per la creazione di politiche alimentari urbane e con la creazione di un manuale pratico di replica per le città per guidare l’attuazione di azioni a livello locale. Sono poi stati organizzati oltre 110 eventi a livello internazionale, nazionale e locale per sensibilizzare e promuovere pratiche alimentari sostenibili. A questo si aggiunge di fatto l’introduzione di un nuovo paradigma nel modo in cui le città possono affrontare le sfide legate alla sostenibilità dei loro sistemi alimentari, promuovendo politiche alimentari integrate in sinergia con le diverse dimensioni sociali, economiche e ambientali che influenzano questi sistemi. Tali politiche non solo aiutano a proteggere e formalizzare azioni sperimentali già in atto, ma garantiscono anche un impegno politico che formalizza la governance per l’implementazione delle azioni. Inoltre, creano la possibilità di lavorare in sinergia con altre politiche urbane e altri dipartimenti municipali. Inoltre il progetto ha trasformato la tradizionale relazione tra città e ricercatori, creando un modello ibrido in cui ricercatori e funzionari della città sono “amici critici” che si supportano a vicenda, con i ricercatori che sono presenti per consigliare e supportare. “Le città ospitano oltre il 75% della popolazione europea e sono in prima linea nell’innovazione alimentare – ha sottolineato l’Europarlamentare Giorgio Gori, che da Sindaco di Bergamo ha portato avanti nella sua città il processo per la politica alimentare locale nel corso del progetto Food Trails -, ma affrontano ostacoli come regolamenti obsoleti e risorse finanziarie insufficienti. In occasione di questo importante evento conclusivo, il progetto lancia un appello alla Commissione Europea per includere le città nel Board Europeo sull’Agroalimentare e incrementare i finanziamenti destinati alle politiche alimentari locali”. “Progetti come Food Trails dimostrano il potenziale delle soluzioni locali per affrontare sfide globali – ha sottolineato Rosalinda Scalia, Vice Head of Unit per la bioeconomia e i sistemi alimentari della DG RTD della Commissione Europea -. Il cibo deve essere considerato in modo sistematico: se falliamo sul cibo, falliamo su tutto. L’importanza di approcci diversificati, come quelli messi in atto dalle città, che permettono di agire velocemente e coinvolgendo tutti gli attori interessati, è la strategia innovativa che serve per essere efficaci ma anche per delineare dei percorsi a lungo termine. Food Trails ha gettato le basi per ulteriori progressi, non solo nelle città coinvolte, ma in tutta Europa e a livello internazionale. Un esempio di Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso questo impatto è rappresentato dalle nuove adesioni registrate durante il percorso di food trails, con città come Antalya, Taranto, Sarajevo, Nizza Côte d’Azur, che hanno deciso di unirsi al MUFPP con l’obiettivo di approfondire le conoscenze sui sistemi alimentari”.

Codice degli Appalti e la ristorazione collettiva

ANIR Confindustria, durante le recenti audizioni alla Camera dei Deputati e al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha accolto le proposte di rendere automatica la revisione dei prezzi all’interno del Codice degli Appalti, un tema fondamentale per il settore della ristorazione collettiva. Questo intervento si inserisce in un contesto caratterizzato da significativi aumenti dei costi delle materie prime, una situazione che mette a rischio la sostenibilità delle imprese del settore.

Come sottolineato da Massimo Piacenti, presidente di ANIR, “il cibo pubblico rappresenta una componente essenziale del nostro sistema di welfare e merita il giusto riconoscimento nel quadro normativo”. La revisione automatica dei prezzi, già prevista in parte dall’articolo 60 del Nuovo Codice degli Appalti (D. Lgs. 36/2023), è un passo importante verso la stabilizzazione economica del settore. Tuttavia, ANIR chiede che questa misura venga applicata in modo sistematico e non discrezionale, garantendo così un adeguamento immediato dei contratti in corso ogni volta che i costi delle materie prime subiscono variazioni significative.

Le politiche di ANIR Confindustria mirano a ottenere il pieno riconoscimento delle specificità della ristorazione collettiva, in particolare, e dei servizi pubblici, in generale, all’interno del Codice degli Appalti. Tra le principali richieste troviamo: la revisione automatica dei prezzi, una clausola chiara e obbligatoria che permetta di adeguare i contratti in base agli aumenti delle materie prime, senza lasciare spazio a discrezionalità; la sostenibilità e inclusione sociale, i criteri di aggiudicazione degli appalti devono premiare le imprese che integrano pratiche sostenibili e promuovono il cibo pubblico come strumento di inclusione e benessere collettivo.
Secondo le dichiarazioni recenti del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il governo è pronto a introdurre ulteriori correttivi al Codice entro la fine del 2024. Questo aggiornamento mira a migliorare la trasparenza e l’efficienza del sistema, garantendo che la revisione dei prezzi venga gestita in modo più equo e uniforme in tutto il territorio nazionale.

ANIR Confindustria continuerà a monitorare l’evoluzione del Codice degli Appalti, sottolineando l’importanza di normative che riconoscano appieno il ruolo della ristorazione collettiva nel sistema pubblico, promuovendo politiche che siano sostenibili per le imprese e giuste per i lavoratori e i cittadini.

A settembre la nuova edizione di IMMENSE

Stiamo organizzando la nuova edizione di “Italia Storie Immense” – giornata nazionale dedicata alla ristorazione collettiva e al cibo pubblico, che si terrà a Roma il prossimo settembre (tra il 15 e il 20 settembre) nella splendida cornice di uno dei luoghi più esclusivi di questa fantastica città che è Roma, che a breve vi annunceremo.
L’evento giunto alla sua terza edizione è unico nel suo genere poiché completamente dedicato al settore dei servizi di ristorazione collettiva, non solo Italiana, una giornata in cui imprese, istituzioni, stakeholder e protagonisti del settore industriale si incontreranno.
Certi di farvi cosa gradita, vorremmo estendervi l’invito a partecipare e qualora lo riteniate opportuno sottoporvi la possibilità di avviare una collaborazione con la vostra azienda, attraverso la proposta o di una partnership o di una sponsorship, meglio definita nel file allegato, è nostra intenzione avere un vostro contributo, economico ma anche di merito, per la migliore riuscita dell’evento.
Se intenzionati alla sponsorship per partecipare da protagonista all’evento, qui potete trovare tutti i dettagli, (pdf allegato) potete anche scrivere a : segreteria@asso-anir.it e riceverete tutte le informazioni necessarie.

IMMENSE sponsorship 2024

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