Da diverse settimane sono iniziate una serie di verifiche, sia in sede ministeriale che parlamentare, propedeutiche ad una fase correttiva del nuovo Codice degli Appalti, vigente da giugno 2023. Modifiche e iniziative che dovrebbero specificare e migliorare l’attuazione di quanto già previsto dalla norma.
Ricordiamo però che quando già il nuovo codice era in fase di scrittura, l’intero comparto dei servizi aveva chiesto norme specifiche per la regolamentazione dei contratti, norme differenti da quelle previste per i lavori pubblici, che sono state rimandate a questa fase attuativa attraverso la costituzione di una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio e di un piano nazionale dei servizi strategici del Paese presso il CIPESS, strumenti su cui ad oggi l’attività parlamentare è del tutto inadempiente.
Attendiamo e chiediamo da mesi la possibilità di specifiche norme per le nostre tipologie di contratti, soprattutto una nuova e chiara norma per la revisione dei prezzi per i contratti ad esecuzione periodica o continuativa come sono quelli di servizi. Per la Ristorazione Collettiva è ormai un passaggio esiziale visto che essa non ha nessuna possibilità di vedersi riconoscere l’adeguamento dei prezzi all’incremento dei costi sostenuti. Solo per restituire la dimensione al fenomeno inflattivo di cui parliamo: nel biennio 2022-2023 l’aumento dei costi, per i soli generi alimentari, ammonta addirittura al 18,6%, senza considerare l’aumento dei costi normali di produzione.
Il comparto della ristorazione collettiva, che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone, con un fatturato annuo di sei miliardi di euro, fornisce un servizio di pubblica utilità fondamentale, ad esempio, per scuole e ospedali. In considerazione della sua importanza, più volte è stato fatto presente che il settore necessita del sostegno immediato delle Istituzioni governative, sia attraverso iniziative tempestive di supporto, che tramite interventi strutturali come la modifica del codice appalti.
Il Presidente di ANIR Confindustria, Massimo Piacenti, sottolinea la necessità di interventi strutturali: «Non è accettabile che i meccanismi di adeguamento dei prezzi per i contratti di lavori pubblici siano applicati in modo identico ai servizi. Non si può non vedere che i lavori da una parte ed i servizi (e le forniture) dall’altra sono tipologie di attività economiche profondamente e strutturalmente diverse. Quindi, occorre logica e coerenza conseguenti! Riteniamo che il meccanismo di revisione dei prezzi, imposto dall’articolo 60, debba rispecchiare adeguatamente l’andamento effettivo dei costi. Per i contratti ad esecuzione periodica o continuativa la revisione venga operata annualmente applicando ai corrispettivi gli indici ISTAT FOI, ovvero modalità di cui è titolare la pubblica amministrazione, altrimenti è elementare dedurre che l’equilibrio economico dei contratti salti, come è già saltato in questi due anni.
ANIR Confindustria invita pertanto a intraprendere atti risolutivi e corretti per regolamentare la revisione dei prezzi nel mondo dei servizi, onde evitare una immediata crisi del settore e nessuna possibilità di crescita e sviluppo per migliaia di aziende e per una platea di lavoratori che complessivamente ammonta a oltre 5 milioni, considerando l’indotto della ristorazione collettiva, settore che ha già pagato prezzi molto alti per la pandemia prima e l’aumento dei costi poi.