Nei giorni scorsi sono stati pubblicati i pareri delle Commissioni Parlamentari relative allo schema del nuovo codice appalti, dopo aver ben esposto le nostre istanze e le nostre proposte durante le audizioni e dopo aver letto attentamente le conclusioni, ANIR Confindustria non può che constatare che nei confronti della ristorazione collettiva e dei relativi contratti pubblici non sarà di fatto possibile veder riconosciuta nessuna revisione dei prezzi poiché vengono introdotte modalità di chi pensa il codice per i lavori e non per i servizi.
Entra nello specifico il vicepresidente di ANIR Confindustria, Massimo Piacenti: «È sbagliata l’introduzione delle soglie riferite alla dimensione economica del contratto per gli appalti di servizi, per diversi motivi. Innanzitutto, i contratti di servizi sono pluriennali con volumi e modalità variabili di anno in anno. Per la ristorazione collettiva, in particolare, c’è una struttura dei costi rigida e non comprimibile costituita dal costo delle materie prime che viene imposto dalla committenza pubblica con i capitolati e il costo della manodopera, che è già prefissato prima del contratto in virtù della clausola sociale che reimpiega gli addetti previsti nel precedente contratto a cui si subentra. A questo va aggiunta la variazione di costi indiretti, come quello energetico. Le aziende della ristorazione collettiva non hanno margini per assorbire l’incremento anche minimo dei costi. Per questo, da diversi mesi, riteniamo che l’equilibrio contrattuale possa essere raggiunto solo nel veder riconosciuto l’intero aumento dei costi dalla committenza in base alle indicizzazioni sintetiche Istat (FOI o NIC) in modo obbligatorio e automatico».
«Attualmente le aziende della ristorazione collettiva vivono un momento di forte criticità, prossimo ad un definitiva crisi strutturale:» aggiunge il segretario generale di ANIR Confindustria, Paolo Valente «prossimo ad un definitiva crisi strutturale: poiché stanno producendo pasti con un costo maggiorato del 30% per l’impennata dei prezzi da c.ca 12 mesi, avendo contratti stipulati con condizioni pre-covid che non vogliono essere rinegoziati e a cui non viene concessa la revisione dei prezzi da parte delle stazioni appaltanti pubbliche (scuole, università, ospedali, rsa, caserme) neanche riconoscendo l’adeguamento agli indici di riferimento ISTAT come la normalità vorrebbe Chiediamo una cosa semplice, in piena sintonia con il concetto di semplificazione che questa revisione del codice intende attuare: riconoscere per norma gli aumenti reali dei costi che le aziende stanno sostenendo».
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