Appalti e servizi, primi risultati per la Consulta: il dialogo con Parlamento, Governo e Istituzioni fa passi in avanti

Giugno 20, 2025

Regole più eque, continuità nei contratti, sostenibilità per imprese e lavoratori: è questo il messaggio che la Consulta dei Servizi ha portato ieri a Palazzo Wedekind durante l’evento pubblico “Con i Servizi Cresce l’Italia”. Un confronto ad alta intensità tra rappresentanze imprenditoriali e istituzioni, con un tema al centro: l’urgenza di intervenire sul sistema di revisione dei prezzi nei contratti pubblici per i servizi.

La proposta della Consulta – che rappresenta oltre 23.000 imprese, quasi un milione di addetti e un fatturato di oltre 70 miliardi di euro – è chiara: rendere la revisione prezzi più accessibile ed efficace, senza aggravare la spesa pubblica, valorizzando strumenti già previsti dal Codice dei Contratti.

Presentato lo studio economico che mostra come gli attuali indici previsti di fatto sono inefficaci nell’attuazione della revisione dei prezzi per questi contratti pluriennali, e che basterebbe impiegare le somme accantonate nei contratti per rendere continuativa la revisione dei prezzi e garantire l’equilibrio contrattuale. Nel dettaglio, dai dati esposti emerge con chiarezza che la richiesta di abbassare la soglia dal 5% al 3%, non penalizzerebbe le stazioni appaltanti, mantenendo oltre l’84% delle risorse economiche inizialmente stanziate per la gara e per la revisione ordinaria nella misura del 73%.

Forte la risposta delle istituzioni. La deputata Erica Mazzetti ha annunciato la nascita di un intergruppo parlamentare dedicato ai servizi, sostenuta da colleghi di maggioranza e opposizione come i deputati Raffaele Nevi, Andrea Casu, Massimo Milani e la senatrice Vita Maria Nocco. Un fronte trasversale che riconosce l’urgenza del tema e apre al dialogo con le parti sociali.

Dal lato tecnico e amministrativo, sono intervenuti Elena Griglio, capo dell’Ufficio Legislativo del MIT, e il Consigliere di Stato Dario Simeoli, che hanno evidenziato la necessità di rendere la revisione prezzi uno strumento davvero operativo, capace di rispondere alle dinamiche di un settore ad alta intensità di lavoro e funzione pubblica, anche attraverso ulteriori specifiche che sono pronti a delineare.

ANIR, tra i promotori della consulta, è intervenuto durante l’evento pubblico con il Presidente, Massimo Piacenti, e il Vicepresidente, con delega all’area mercato, Emilio Roussier Fusco.

Massimo Piacenti, Presidente di ANIR, ha sottolineato l’importanza di un dialogo istituzionale strutturato: «La disponibilità emersa oggi da parte di Governo e Parlamento segna un passo decisivo. I servizi pubblici rappresentano una vera e propria infrastruttura sociale: vanno tutelati con regole certe e stabili. La nascita dell’intergruppo parlamentare e l’apertura del Ministero rappresentano segnali concreti che il mondo dei servizi è finalmente ascoltato».

Emilio Roussier Fusco, Vicepresidente di ANIR, ha invece evidenziato gli aspetti tecnici della proposta: «La nostra richiesta non è una rivendicazione, ma un intervento di buon senso. Rendere operativa e obbligatoria la revisione ordinaria significa garantire continuità, legalità e coerenza con quanto già previsto nel Codice dei Contratti. Il riconoscimento da parte della dottoressa Griglio, dell’Ufficio legislativo del MIT, rafforza la fondatezza della nostra posizione».

«La sostenibilità non si garantisce solo con i numeri, ma con regole giuste e stabili», ha affermato la Consulta. «Senza un riequilibrio del sistema, il rischio è la perdita di servizi fondamentali per milioni di cittadini».

La Consulta dei Servizi proseguirà il suo percorso, a partire dalla richiesta di approvazione degli emendamenti presentati in sede di conversione del DL infrastrutture che modificano il Codice degli Appalti in tema di revisione prezzi.  «Avanzeremo le nostre istanze – conclude la Consulta – sino a che non sarà possibile alle nostre aziende di operare in un mercato normale, senza che la Pubblica Amministrazione sia tra le principali cause dell’insostenibilità economica dei servizi che eroghiamo, con conseguente danno per l’occupazione e per la qualità dei servizi resi».

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